A cinquant’anni dalla Convenzione UNESCO: prospettive e riflessioni nei Campus dell’Alma Mater Studiorum
Data:
Il primo convegno MultiCampus dell’Alma Mater Studiorum.
Aperta alla firma il 16 novembre 1972, la Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale ha codificato la nozione rivoluzionaria di patrimonio comune dell’Umanità, considerando i beni di eccezionale valore universale come appartenenti non soltanto ai singoli Stati in cui hanno sede, ma anche all’Umanità intera, alla Comunità internazionale, che ne diviene dunque responsabile.
L’Italia, con i suoi 58 siti UNESCO, ha il privilegio e la responsabilità di tutelare e valorizzare il suo inestimabile patrimonio. L’Alma Mater Studiorum intende celebrare l’anniversario che ricorre nel 2022 con cinque eventi che si svolgeranno nelle sedi del MultiCampus:
“Restauro, conservazione, valorizzazione, digitalizzazione e scienza del patrimonio”
“Il patrimonio culturale e la diversità: lingue, traduzione e partecipazione”
“Turismo sostenibile fra patrimonio locale e cittadinanza globale”
“Paesaggi, patrimoni di cultura e di natura”
“L’impatto della Convenzione Unesco del 1972 sui sistemi giuridici nazionali ed internazionali e il rapporto con l’Unione Europea”
La Convenzione UNESCO sul patrimonio dell’umanità compie 50 anni, ed è una festa che riguarda 8 miliardi di persone
Il patrimonio UNESCO è un’eredità perpetua, con sempre più eredi, ma che non diminuisce mai: la persistenza dell’immagine sulla retina del tempo.
Per questo a Ravenna – crocevia della storia, con il suo patrimonio inestimabile, con i suoi mosaici - non poteva che essere tra i palcoscenici di questa ricorrenza, con un convegno dedicato ai seguenti ambiti:
Senza queste attività di ricerca, che vedono l’impegno trasversale e multidisciplinare di più facoltà, la ricchezza del patrimonio culturale sarebbe destinata a scomparire e l’eredità perpetua andrebbe perduta nell’arco di poche generazioni.
Oltre alla trattazione dei diversi temi sopra indicati, gli studiosi dell’Ateneo sono invitati a presentare proposte di eventi divulgativi e di visite dei siti UNESCO di Ravenna.
Comitato scientifico del convegno: Rocco Mazzeo, Maria Cristina Carile, Luca Cipriani, Federica Botti, Andrea Augenti.
Il patrimonio culturale immateriale, recita la Convenzione Unesco, “è un fattore importante nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla crescente globalizzazione. Comprendere il patrimonio culturale immateriale delle diverse comunità favorisce il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco tra diverse forme di vita”.
Il convegno si concentra sulle lingue viste come spazio di inclusione, di incontro e di valorizzazione della diversità, nella complessa realtà del contesto migratorio e nella polifonia del discorso e della pagina scritta. Le lingue sono anch’esse un patrimonio di diversità da preservare in un panorama linguistico che la comunicazione globale rende sempre più uniforme: come possono contribuire alla loro salvaguardia la traduzione, la lessicografia e le nuove tecnologie?
I contributi attesi potranno dunque fare riferimento preferibilmente alle seguenti linee tematiche:
Oltre alla trattazione dei diversi temi sopra indicati, gli studiosi dell’Ateneo sono invitati a presentare proposte di eventi divulgativi e di visite del sito UNESCO delle Foreste Casentinesi e dell’area dell’Appennino tosco-emiliano dichiarata riserva UNESCO della biosfera.
Comitato scientifico del convegno: Gloria Bazzocchi, Roberto Carnero, Chiara Elefante, Francesca Gatta, Doris Höhmann, Patrick Leech, Ira Torresi.
A distanza di vent’anni (The Earth Summit 1992) dalla firma della Convenzione UNESCO, le Nazioni Unite promuovono, grazie all’Agenda 21 ed al concetto di sostenibilità, una visione globale e multilaterale dello sviluppo, proiettato al futuro, ma fondato sul principio di salvaguardia dell’ecosistema e dell’equità sociale nella sfera locale. In questo contesto, l’interazione fra gli obiettivi della Convenzione del 1972 e le pratiche di sostenibilità hanno dovuto nel corso degli anni affrontare molteplici sfide e dilemmi. Con riferimento alla fruizione turistica dei luoghi dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità, il turismo può essere uno strumento attivo di sviluppo locale e supportare le pratiche di conservazione del bene o essere in alcuni casi percepito come una minaccia, se non gestito in una prospettiva di partecipazione e sostenibilità. In parallelo, attraverso l’Agenda 2030 per l’Educazione (SDG 4), l’UNESCO ha introdotto nelle proprie azioni e strategie il concetto di Global Citizenship Education, sottolineando il ruolo che l’educazione può avere nel promuovere una cultura della pace, l’interesse per la diversità culturale e incrementare il contributo della cultura allo sviluppo sostenibile. Il nesso fra turismo e formazione alla cittadinanza globale è evidente: le esperienze di viaggio consentono all’individuo di mettere in relazione il locale con il globale, di confrontarsi e a volte scontrarsi con l’alterità, di sperimentare altri sé, di (ri)conoscere l’impatto di altri costumi, religioni, giurisdizioni. Al contempo, la pratica turistica ci costringe a fare i conti con gli impatti positivi e negativi rispetto alla sostenibilità e agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 che si innescano attraverso i nostri spostamenti.
Sulla base di queste premesse, la giornata di studio vuole portare alla luce ricerche e riflessioni attorno
alle seguenti tematiche:
Oltre alla trattazione dei diversi temi sopra indicati, gli studiosi dell’Ateneo sono invitati a presentare
proposte di eventi divulgativi e di visite dei siti UNESCO.
Comitato scientifico del convegno: Selena Aureli, Cristina Bernini, Elisa Magnani, Pierluigi Musarò, Massimiliano Tarozzi
Il binomio cultura/natura è in sé e per sé un asset fondante del nostro paese, un rapporto che può essere letto sia in termini dicotomici, come due facce di una medaglia che donano valore ai territori sia con singolarità eccezionali che con segni e strutture diffusi, ma anche come una sintesi e una simbiosi frutto della coevoluzione dei processi naturali e antropici. Tutti fattori che trovano la loro sintesi nel concetto stesso di paesaggio, così come codificato dalla Convenzione europea del
paesaggio.
Cultura/natura è anche un binomio centrale nell’azione dell’UNESCO, che ha fra le sue missioni “l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo”. La Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, di cui quest’anno ricorre il 50esimo dall’adozione, prevede che si possano iscrivere alla World Heritage List beni considerati come patrimonio culturale, patrimonio naturale o paesaggio culturale (1992). Questo approccio ha condotto nel 2017 al riconoscimento e all’iscrizione nella Lista dell’antica faggeta di Sasso Fratino nel Parco nazionale delle foreste casentinesi.
Insieme all’iscrizione a Memoria del Mondo della Biblioteca Malatestiana di Cesena la faggeta vetusta di Sasso Fratino, prima riserva integrale istituita in Italia nel 1959, rende evidente l’azione dell’UNESCO nel nostro territorio e ne rappresenta un’eccellenza.
Il patrimonio naturale e culturale è una risorsa importante per tutte le comunità, che va interpretato con una rinnovata sensibilità verso una sostenibilità che abbracci le dimensioni sociale, ambientale ed economica, e gestito secondo una responsabilità condivisa.
Conoscenza, cura, conservazione, valorizzazione, sono azioni fondamentali per custodire e tramandare alle generazioni future lo straordinario patrimonio del paese. Un patrimonio fatto di monumenti, borghi, agglomerati, siti intesi come “opere dell’uomo o opere coniugate dell’uomo e della natura”. Ma anche di parchi, monumenti e siti naturali, scrigni di biodiversità, endemismi e saperi da diffondere e tutelare. Tutela e valorizzazione della biodiversità culturale e naturale che sono al contempo portatrici di valori estetici, etici, ambientali, fonti di equilibrio e benessere, per i singoli e le comunità, ed elementi cruciali nel contrasto ai cambiamenti climatici.
La giornata di studio vuole rappresentare un momento di ascolto e confronto aperto a contributi, studi, ricerche e riflessioni che affrontino le tematiche sopra descritte, anche a partire dai beni riconosciuti dall’UNESCO nel nostro territorio, con focus che evidenzino il rapporto tra:
Oltre alla trattazione dei diversi temi sopra indicati, gli studiosi dell’Ateneo sono invitati a presentare proposte di eventi divulgativi e di visite dei siti UNESCO della Regione Emilia-Romagna.
Comitato scientifico del convegno: Patrizia Tassinari, Roberto Pasini, Federico Magnani, Stefania Rössl, Andrea Ugolini
La Convenzione sul patrimonio mondiale ha introdotto la nozione di “patrimonio comune dell’umanità”, in base alla quale esistono elementi culturali e naturali di importanza tale per cui spetta anche alla Comunità internazionale il dovere di cooperare per la loro conservazione e trasmissione alle generazioni future. Questa nozione, che non va a intaccare i titoli di proprietà dello Stato territoriale, introduce tuttavia un limite al suo dominio riservato, dal momento che lo Stato non può adottare misure suscettibili di compromettere il valore universale del bene, senza il rischio di incorrere in una violazione degli obblighi di protezione e valorizzazione derivanti dalla Convenzione. Occorre quindi, esaminare l’impatto che la Convenzione del 1972 ha sul diritto internazionale (sia in tempo di pace che in tempo di guerra), quali siano le esigenze di revisione e innovazione del testo pattizio cui il sistema UNESCO ha dato vita, come pure analizzare in quale modo gli ordinamenti giuridici nazionali si sono attivati per rispettare i valori espressi dalla Comunità internazionale grazie alla Convenzione. In particolare, importante risulta la disamina della normativa nazionale su tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali e naturali, incluse le forme di collaborazione tra amministrazioni dello Stato centrale, e tra quest’ultimo e gli enti territoriali, in merito ai siti UNESCO. Parimenti, significativo rilievo riveste l’indagine sul coinvolgimento dei privati al fine della valorizzazione dei beni culturali, ad esempio attraverso mecenatismo culturale, agevolazioni fiscali, sponsorizzazioni. Inoltre, le discipline penali dedicate alla tutela del patrimonio culturale e alla lotta al traffico illecito di opere d’arte, anche alla luce della Convenzione di Nicosia del 2017, risultano essenziali per proteggere il patrimonio dell’umanità, che merita anche di essere considerato nel suo valore pluridimensionale come formidabile asset economico dei territori che ospitano siti UNESCO. Fondamentale, poi, è la ricostruzione dell’approccio dell’Unione europea alla protezione del patrimonio dell’umanità e in riferimento al sistema pattizio creato dalla Convenzione del 1972. Oltre alla trattazione dei diversi temi sopra indicati, gli studiosi dell’Ateneo sono invitati a presentare proposte di divulgazione e di visite pubbliche nel sito UNESCO di Bologna e per Bologna Città della musica.
Comitato scientifico del convegno: Michele Caianiello, Nicola Aicardi, Elisa Baroncini, Vittorio Manes, Pietro Manzini
Le manifestazioni di interesse a presentare un contributo, nell’ambito di uno dei cinque convegni di studi UNIBO per l’Unesco, vanno indirizzate a Unesco2022@unibo.it
Coloro che decidono di partecipare devono inviare:
La scadenza per l’invio è il 30 maggio 2022.
I proponenti riceveranno riscontro dell’avvenuta accettazione entro il 20 giugno 2022.