Dottorandi XXXVII ciclo

Federica Arenare

Settore scientifico disciplinare: M-FIL/02 LOGICA E FILOSOFIA DELLA SCIENZA

Titolo del progetto: Design della didattica. Semiotica e progettazione per la costruzione di saperi transdisciplinari

 Abstract: Il progetto di ricerca si concentra sulla forma e il ruolo che le piattaforme e i supporti digitali hanno avuto e stanno avendo nelle pratiche di insegnamento, integrando e trasformando i dispositivi di trasmissione della conoscenza, in particolare nell’ambito della formazione secondaria e della ricerca accademica.

A questo fine, è fondamentale assumere un approccio interdisciplinare, che, grazie al tirocinio dottorale (progetto con borsa PON), ha occasione di diventare transdisciplinare. 

Essendo un lavoro di ricerca che interroga il piano epistemologico, di costruzione e disseminazione della conoscenza, il punto di partenza è un impianto basato sulla filosofia della scienza, la cui letteratura permette di comprendere come, nel corso degli ultimi secoli, il metodo scientifico ha influenzato la produzione dei saperi che caratterizzano le società e le culture occidentali. La costruzione dei saperi disciplinari viene così esaminata anche grazie agli approcci interdisciplinari all'epistemologia di Michel Serres e Edgar Morin.

Ruolo centrale ha anche l’analisi etno- e socio-semiotica, che, a partire dalle analisi di Alessandro Zinna (2004) e da un approccio ecosistemico-relazionale, permette di analizzare le interfacce degli oggetti scrittura e il ruolo che, dal XVIII secolo in avanti, ha ricoperto il manuale didattico nella formazione scolastica e accademica. 

Infine, alla base dell'approccio pedagogico che si vuole assumere, vi è il metodo illustrato da Diana Laurillard nel suo Insegnamento come scienza della progettazione (2012). Il punto di vista didattico viene qui spostato dagli stili di apprendimento o dall'interazione docente-studente, verso la progettazione di metodologie che integrino tecnologie per la didattica.

Martina Bacaro

Titolo: Tu, robot. Per una concezione enattivista dell’interazione tra umani e robot

 AbstractL’obiettivo della ricerca è quello di riconsiderare l’interazione tra umani e robot (Human-Robot Interaction, HRI) all’interno di una concezione enattivista della mente. La robotica ha sinora utilizzato una visione classica della mente, legata alla metafora del computer e della cognizione come computazione disincarnata rappresentazionale per costruire i propri modelli. Questa impostazione produce dati contraddittori e non è riuscita sinora a creare robot capaci di sostenere interazioni efficaci e lineari. La mia tesi è che questi problemi dipendano da una sovrapposizione non dimostrata tra cognizione umana e cognizione robotica, che riduce l’interazione a una modalità inferenziale di dare senso alle azioni degli altri. Al contrario, solo partendo dalla differenza costitutiva tra cognizione umana e robotica, e da una concezione di interazione diversa sarà possibile risolvere alcuni problemi ad oggi presenti nello stato dell’arte. Per questo riteniamo necessario intraprendere una strada ancora inesplorata affrontando gli studi sulla HRI attraverso le teorie enattiviste della cognizione. Per raggiungere questo obiettivo, la tesi sarà divisa in quattro parti. La prima parte consiste in una ricostruzione critica della storia della robotica, utile sia per mostrare come si sia costruito l’immaginario contemporaneo riguardante i robot, sia a mostrare le intersezioni e i reciproci condizionamenti tra robotica e teorie della cognizione. La seconda parte affronta il problema di cosa sia un robot oggi, di come la sua rappresentazione oscilli tra i poli estremi di artefatto costruito per ingannare e quello di oggetto magnifico della tecnica. Nella terza parte si cerca di problematizzare alcuni strumenti teorici utilizzati in HRI, nello specifico i concetti interazione, di cognizione sociale, di intenzionalità attribuita e agency percepita. Questo permetterà di mostrare tutta l’ambiguità e le difficoltà di definire la cognizione del robot, un agente cognitivo che oscilla tra autonomia e dipendenza, e che costituisce un problema particolare per la comprensione umana. Infine, si prenderà in considerazione il fenomeno dell’Uncanny Valley come esempio limite in cui vengono mostrate le mancanze di un approccio cognitivista classico e le potenzialità e i vantaggi di un approccio enattivista.

 

 

Elena Danieli

Titolo della ricerca: La riforma della medicina durante la Rivoluzione francese e le sue conseguenze sociali e tecniche nella pratica ostetrica.

 Abstract: La mia ricerca verte sui cambiamenti che interessarono la pratica ostetrica nella Parigi di fine XVIII. Il mio intento è indagare il ruolo che ricoprì la politica nella sua trasformazione da arte dei parti in scienza ostetrica. Durante gli ultimi anni dell’Ancien Régime, l’assistenza alle partorienti era stata profondamente modificata dall’utilizzo di strumenti di recente invenzione, tra cui spiccava per innovazione ed efficacia il forcipe ricurvo. Fu però la diffusione di pratiche chirurgiche sperimentali, come la sinfisiotomia e il cesareo in vivo a disegnare nuovi confini dell’epistemologia ostetrica. L’uso dei ferri ostetrici e la frequenza di interventi chirurgici su pazienti incinte aumentò notevolmente a seguito dell’entrata in vigore delle riforme mediche volute alle autorità rivoluzionarie. Le più pionieristiche tra queste riforme furono la fondazione di scuole statali di medicina, l’introduzione della clinica negli ospedali, la fusione delle carriere di medici e chirurghi e l’apertura del primo reparto di maternità. Con un’analisi di testi legislativi, documenti d’archivio e pubblicazioni di ostetricia del tempo, intendo studiare come tali scelte di politica sanitaria incisero sulla ricodificazione della nascita osservabile nella Parigi rivoluzionaria: da fenomeno fisiologico privato, domestico, femminile e manuale, il parto divenne un evento pubblico, politico, tecnico e medicalizzato. Un altro aspetto di cui mi interesso è il dibattito divampato nella comunità ostetrica parigina attorno alle recenti innovazioni introdotte nella nuova ostetricia, talvolta considerate delle migliorie di portata epocale, talvolta come crudeltà inflitte alle donne che le subivano e cause dell’abbruttimento di un’arte secolare. Queste polemiche sono rivelatrici di tensioni, conflitti e collaborazioni tra tre diversi professionisti del parto, medici, chirurghi e sages-femmes. Nuovi strumenti e nuove operazioni sono significative per la storia materiale della nascita, della medicina e della chirurgia, e anche per la storia sociale e del corpo delle donne. Per la prima volta, era divenuto legittimo intervenire con operazioni invasive e quasi sempre mortali su di loro nel nome del progresso medico e del tanto ricercato aumento demografico della Francia. 

Daniele Farruggia

-       Tematica vincolata Bando PON “Ricerca e innovazione” 2014-2020: azione IV.5 – Green

-       Titolo del progetto: Uguaglianza, benessere e politiche sul clima tra sinergie ed effetti perversi

ABSTRACT: Il progetto indaga l’impatto sociale ed economico globale delle politiche per l’ambiente e il clima. La necessità di politiche green e il valore dell’uguaglianza vengono posti in stretta connessione e compresi negli esiti virtuosi e in quelli potenzialmente perversi. La comprensione di questo principio restituisce il senso e la finalità del progetto, focalizzato sull’analisi della sostenibilità democratica delle politiche ambientali, dei processi decisionali, dell’argomentazione e delle conflittualità in contesti di utilizzo delle risorse e politiche etiche di impresa.

 In particolare, il progetto è focalizzato sull’analisi della dimensione sociale, politica ed economica della crisi ambientale e climatica. Lo studio del nesso tra la riduzione delle disuguaglianze socioeconomiche e la tutela dell'ambiente rappresenta il fulcro del progetto. In questa prospettiva, il cambiamento climatico è inquadrato come la condizione che definisce il nostro presente, perché è sia un fatto, accertato dalle scienze naturali, un'eredità da sopportare, sia una prova da superare - in altre parole, una condizione politica. Proverò a mostrare in che modo le disuguaglianze socioeconomiche affliggono la società e come esse contribuiscono in maniera causale al cambiamento climatico. Sosterrò poi che un approccio più sistematico possa tenere insieme la sfida delle disuguaglianze e della crisi climatica, ossia ciò che l’economista Éloi Laurent definisce “social-ecological approach”. Cercherò di sintetizzare la teoria e le prove che collegano il cambiamento climatico alle disuguaglianze socioeconomiche. I numerosi canali attraverso i quali il cambiamento climatico aggrava le disuguaglianze socioeconomiche e la direzione opposta: dalle disuguaglianze socioeconomiche esistenti al cambiamento climatico. Cercherò, infine, di mostrare come tale percorso possa tradursi in nuove forme di policy che possano portare ad una trasformazione socio-ecologica delle società e garantire la giustizia sociale e ambientale. Nel fare ciò sosterrò che per dare avvio a un tale processo di transizione bisogna, tra le altre cose, rompere con l’idea che la produttività e crescita economica significhino sistematicamente progresso e sosterrò che il progresso, non si basa sugli aumenti di produttività, ma sul raggiungimento di guadagni in termini di qualità e sostenibilità. 

Manuel Fiori

Titolo: Per una storia della riflessione kantiana sull’inconscio

Abstract: Scopo della presente ricerca è la ricostruzione della genesi storica e dell’evoluzione dell’interesse per le “rappresentazioni oscure” (o rappresentazioni inconsce) nel pensiero di Immanuel Kant. Se è vero, ed ampiamente riconosciuto, che con l’opera di Leibniz si assiste alla prima tematizzazione e legittimazione filosofica dell’attività mentale non consapevole, è altrettanto vero che tale questione attraversa tutta la riflessione di lingua tedesca del Settecento, assumendo particolare rilevanza in alcuni pensatori wolffiani quali Alexander Gottlieb Baumgarten e Georg Friedrich Meier. In quanto autori dei manuali utilizzati da Kant per i corsi di logica e antropologia, questi ultimi sono solitamente indicati come le fonti determinanti della riflessione kantiana sull’inconscio. A mio avviso, tuttavia, la teoria che Kant elabora sull’argomento è il frutto di un confronto più complesso, in cui un ruolo non secondario è giocato da altri autori: su tutti Johann Georg Sulzer, attivo presso l’Accademia delle Scienze di Berlino, ma anche Tetens e Platner. La determinazione delle fonti kantiane rispetto al problema delle rappresentazioni oscure, in altri termini, non può limitarsi a valorizzare le influenze più dirette, riconducibili all’ambito teorico della “psicologia empirica”, ma deve estendersi a considerare anche il vasto fronte “fisiologico” delle dottrine sull’uomo, che da Halle a Berlino contribuiscono ampiamente al dibattito sull’oscurità dell’anima. Alla luce di questa convinzione, la nostra indagine mira a definire la posizione kantiana all’interno di un orizzonte ben più ampio di quanto si sia fatto fin’ora, cercando di problematizzare e comprendere meglio il cosiddetto “rifiuto” di Kant rispetto alle antropologie fisiologiche, senza trascurare l’eventuale debito rispetto a quelle. Tutto ciò, infine, servirà a far emergere più nitidamente l’importante contributo di novità offerto dalla trattazione kantiana, che quindi sviluppa consapevolmente una linea di pensiero che caratterizza, non meno di quella sulla Ragione pura, l’essenza dell’Illuminismo.

Giuseppe Fucà

Titolo della ricerca: Attenzione spaziale uditiva: spostamenti fra emicampo anteriore e posteriore

Abstract della ricerca: L’attenzione spaziale uditiva è il fenomeno attraverso il quale la percezione viene focalizzata e diretta verso una specifica porzione di spazio. Gli studi precedenti hanno affrontato l’argomento esaminando diverse porzioni dello spazio anteriore. Il presente studio si pone l’obiettivo di indagare invece l’intero spazio circostante, adottando un paradigma di tipo Posner per comparare gli effetti attentivi nell’emicampo anteriore e posteriore e valutare se i modelli esistenti, basati sul solo emicampo anteriore, possano risultare validi anche per l’intero spazio uditivo. Ogni prova dell’esperimento era costituita da un cue visivo (frecce su uno schermo), seguito da un target uditivo (due suoni di campanelli, scalati in altezza). In 2/3 delle prove, il cue era predittivo della posizione del target (prove valide), mentre nel restante 1/3 il target veniva presentato in altre posizioni (prove invalide), con distanza cue-target variabile da +/-60° a +/-180°. Ai partecipanti era chiesto di effettuare una discriminazione tra i due target. Come ci si attendeva, le risposte sono state più veloci e accurate per le prove valide. La distribuzione dell’attenzione sui 360° ha mostrato un andamento di tipo quadratico, con decremento più rapido della velocità di risposta per distanze angolari piccole. Inoltre, spostare l’attenzione da dietro a davanti è risultato più veloce rispetto alla situazione contraria. I risultati potrebbero riflettere un disancoraggio più oneroso dallo spazio anteriore, dovuto a contributi visivi nella rappresentazione spaziale. Infatti la precisione dell’attenzione spaziale visiva è maggiore rispetto alla modalità uditiva. I risultati sono infine coerenti con la letteratura recente, che mostra un andamento di tipo quadratico dei tempi di reazione, al variare della distanza angolare cue-target. Soprattutto essi fanno nuova luce sulle dinamiche dell’attenzione spaziale uditiva, dando ulteriore evidenza alla funzione di allertamento rapido che assumono gli stimoli uditivi, specialmente al di fuori del sistema di riferimento visivo.

Marco Giacomazzi

Titolo: Grammatiche digitali. L’archivio, il discorso, i codici, tra semiotica dei media e new literacy

Abstract: La ricerca si pone come riflessione sui fenomeni della digitalizzazione all’interno del campo della semiotica dei media. Se la semiotica si è infatti interessata all’analisi di specifici linguaggi legati all’uso e al consumo di tecnologie digitali, il fenomeno culturale della digitalizzazione è stato fino ad ora poco problematizzato in maniera specifica da parte della scienza della significazione.

Per questo motivo, lo studio si occupa da un lato di investigare il rapporto materiale, tecnico ed estetico con l’oggetto tecnologico mediale, e dall’altro di delineare i modelli interpretativi – e quindi socialmente, culturalmente e storicamente determinati – che guidano l’approccio a diversi media, evitando i determinismi tecnologico e sociale ma prendendo in considerazione la relazione materiale con il supporto come costitutiva dei processi di significazione.

Il lavoro parte da una disamina degli approcci semiotici, filosofici ed estetici alle mediazioni, sia dal punto di vista tecnico che da quello semiolinguistico, per interrogare la relazione che si pone in apparenza come quella tra un soggetto-utente e un oggetto-supporto; prosegue poi nell’identificazione della digitalizzazione come campo di studi che permette l’emersione e l’individuazione di problemi squisitamente semiotici quali l’enunciazione attraverso la tecnologia, la comparsa di nuove intermediazioni e la costruzione di percorsi interpretativi all’interno del disordine informativo.

 

Questi temi e problemi permettono di definire il concetto di competenza digitale sulla base della teoria semiotica dell’enciclopedia; questo viene infine messo alla prova dall’analisi empirica di due casi studio: l’interazione con l’oggetto tecnologico e la costruzione culturale delle competenze digitali nel Digital Competence framework promosso dall’Unione Europea per la formazione e il policy-making.

Filomena Rita Guarino

Titolo: La modulazione dei processi attentivi bottom-up e top-down a partire dalle caratteristiche degli stimoli e dei tratti di personalità

 

Abstract: Gli esseri viventi si sono evoluti per sviluppare la capacità di riconoscere le fonti di sostentamento nell'ambiente circostante. Questo fenomeno conferisce allo stimolo del cibo un ruolo di estrema importanza, caratterizzandolo come uno stimolo con valenza positiva. In alcune condizioni cliniche, come ad esempio nei disturbi del comportamento alimentare, è possibile che il significato del cibo venga distorto. A questo proposito, il presente progetto di ricerca si pone l'obiettivo di approfondire come alcune caratteristiche dello stimolo del cibo possano influenzare sia processi attentivi automatici che quelli volontari. Al contempo, intende verificare se alcune caratteristiche della personalità (come i tratti associati ai disturbi del comportamento alimentare) possano influenzare i giudizi individuali nei confronti del cibo. Il primo aspetto viene esaminato attraverso misurazioni comportamentali, quali tempi di reazione e movimenti oculari, mentre il secondo è implementato attraverso la raccolta di dati relativi ai giudizi su stimoli cibo, considerando aspetti quali valenza, arousal, piacevolezza, socialità e salubrità.

Jaka Makuc

Titolo tesi: “Il concetto di Leistung nella fenomenologia di Edmund Husserl tra teoria della conoscenza e ontologia”

 

Abstract: Il progetto ha due principali obbiettivi di ricerca: uno studio ancora intentato di genesi e sviluppo del problematico concetto di Leistung nell’opera di Edmund Husserl; una sua analisi teoretica di carattere sistematico. È infatti dimostrabile come il termine sia centrale fin dalle prime opere di natura teoretico-conoscitiva e ontologico-obiettiva; ritrovi confermata la propria importanza nello sviluppo dell’idealismo trascendentale; sia un termine tecnico della fenomenologia della temporalità, finanche nei suoi esiti più speculativi (C-Manuskripte). La continuità testuale così rintracciata verrà dunque sottoposta ad analisi teoretica attraverso un metodo di tipo analitico-concettuale (interno dunque alla sola fenomenologia husserliana) e comparativo. Si intende infatti mostrare come le determinazioni concettuali fondamentali della questione fossero già state elaborate dalla filosofia austro-tedesca di derivazione aristotelica e da alcuni autori neokantiani immediatamente precedenti o coevi a Husserl; come questi si riappropri originalmente di tali acquisizioni, riuscendo a esibirne indirettamente le aporie e armonizzarne invece aspetti decisivi. Infine, si mostrerà l’esito metafisico e aporetico cui approda l’elaborazione husserliana del tema nei tardi scritti sulla temporalità. Il maggior risultato atteso dalla ricerca è l’esibizione della funzione strutturale della Leistung per la costruzione dell’idea fenomenologica di mathesis universalis e il problema che per essa rappresenta la temporalità. Esiti indiretti ma ideali sono l’esibizione di una continuità speculativa (seppur chiaramente stratificata) lungo l’intera produzione husserliana e un confronto non ingenuo con aspetti salienti del kantismo. 

Stefano Mulas

Titolo Progetto: Paracelso e i rimedi naturali nell’Italia del XVI e XVII secolo: le radici storiche della rivoluzione green.

Abstract: Il mio progetto di ricerca si occupa di indagare le modalità con cui la medicina e la filosofia paracelsiana si sono diffuse nella Firenze del XVI e del XVII secolo. Allo scopo di ricostruire quella che poteva essere una delle tante esperienze storico-scientifiche dell’epoca, ho preso come punto di riferimento la figura di Don Antonio Medici, i suoi interessi nella pratica alchemica e il suo ruolo nelle attività del Casino di San Marco. Don Antonio era figlio del Granduca di Toscana Francesco I e, come membro della famiglia de’Medici, svolgeva un ruolo attivo nella vita del Granducato sia intrattenendo contatti epistolari con i membri più importanti delle corti italiane sia partecipando alle campagne militari del suo secolo in aiuto all’imperatore Rodolfo II. Tra gli oneri di corte, Don Antonio passava parte del suo tempo al Casino di San Marco dove avevano sede le stanze della fonderia, un vero e proprio laboratorio alchemico dedicato alla produzione di rimedi medicinali secondo la dottrina di Teofrasto Paracelso. Attraverso un’analisi delle fonti dell’epoca si cercherà inoltre di dar voce al lato più pratico della letteratura alchemica e di mettere alla prova alcune delle ricette tratte dai libri della fonderia di Don Antonio allo scopo di mostrare quali potessero essere le conoscenze, gli strumenti e le metodologie adottate nella produzione di rimedi medicinali.

Eduardo Umberto Cristiano Naddei Grasso

Titolo: MASS - The Museum as lab of reinvention: for a new Art, Shared and Sustainable”

Abstract: Il progetto di dottorato in corso prevede un approccio interdisciplinare che coinvolge le scienze cognitive, la neuroestetica (psicologia dell’arte) e la sostenibilità. In particolare, l’obiettivo principale della ricerca riguarda lo studio dei vari meccanismi della percezione legati ad un’esperienza estetica (sia in senso artistico che ordinario) e di come essi possano influenzare i nostri processi decisionali verso l’adozione di comportamenti favorevoli all’ambiente. Il conseguimento di tale obiettivo necessita di un percorso diversificato e suddiviso in vari studi.

Il primo studio (paper in lavorazione) ha indagato sulla relazione tra l’attivazione di affordance da parte di oggetti d’uso comune ed il materiale con cui essi sono fatti, confrontando stimoli sostenibili con altri non sostenibili, ed analizzando i risultati in relazione anche alla sensibilità ambientale dei partecipanti (Menardo et al., 2019).

Il secondo studio, che verrà eseguito prossimamente a Vienna durante il periodo di visiting presso l’EVALab (Empirical Visual Aesthetic) del Professor Helmut Leder, riguarderà invece la percezione dell’arte e la sostenibilità, ed in particolare la ricerca di meccanismi nell’arte che possano fare da leva verso l’assunzione di stili di vita più green. L’ipotesi è che l’esperienza estetica della bellezza possa fungere da nudge ambientale, e le premesse teorico-scientifiche che alla base di quest’ipotesi sono descritte nella rassegna “Beauty as Nudge: Affordance, esperienza estetica e sostenibilità” (paper in revisione presso Sistemi Intelligenti).

 

In parallelo, sono stati pianificati altri due studi che verranno eseguiti presso le Serre dei Giardini Margherita (a Bologna) in collaborazione con Kilowatt, impresa partner del dottorato. In particolare, Il primo studio ha come focus d’analisi la comunicazione spaziale delle Serre e lo studio dell’ambiente circostante, mentre il secondo indagherà sulla correlazione tra la percezione della bellezza (naturale ed artistica) ed il comportamento pro-ambientale, sulla scia dei risultati ottenuti da un recentissimo studio (Diessner & Niemiec, 2023).

Nicola Zengiaro

Titolo tesi: Il processo semiotico alla luce della visione ecosistemica della vita

 

Abstract: Il progetto di ricerca intende analizzare l’uso della nozione di “vita” nel campo della biosemiotica. Le ricerche contemporanee prendono le mosse dal paradigma offerto da Thomas Sebeok, secondo cui “vita e semiosi sono coestensive”. La biosemiotica, identificando vita e semiosi, non solo propone indirettamente la sua soglia inferiore, ma utilizza la nozione di vita come un oggetto chiaro e distinto. L’obiettivo del progetto è mostrare come tale nozione sia in realtà ibrida e indecidibile. Attraverso una reinterpretazione ecosistemica della vita, si vuole offrire un’estensione fruttuosa di questo paradigma. Ciò offre l’opportunità di integrare nel discorso biosemiotico diverse entità che non possono essere catturate da una rigida definizione di vita. La metodologia si avvarrà delle teorie della complessità e della visione ecosistemica. La visione ecosistemica è un nuovo modo di pensare in termini di connessioni, relazioni e contesto gli elementi che partecipano alla costituzione di qualsiasi ambiente. Il tentativo è quello di reinterpretare l’ecosistema e i suoi elementi come un sistema olistico unificato dal quale non è possibile estrarre il vivente dal suo contesto. Utilizzando una visione ecosistemica, si dimostrerà che in alcuni casi la vita è indecidibile e che la semiogenesi è indeterminabile a priori. Se la vita non viene estrapolata dal contesto come un oggetto separato dal tutto, e se non viene usata metaforicamente ma determinata attraverso le sue relazioni costitutive, emergono due importanti conseguenze teoriche: 1) la nozione di vita diventa un concetto vago e indecidibile; 2) le nozioni di agency e semiosi delle forme di vita suggeriscono un’estensione che trascende il campo della biologia. In questo senso, le soglie tra organico e inorganico, vivente e non vivente diventano difficili da identificare e spesso trasgredite. Rileggendo il processo semiotico da una prospettiva ecosistemica è possibile offrire una “Biosemiotica Ecosistemica”, quale strumento prezioso che può integrare un innovativo punto di vista semiotico sulla nozione di vita.